2011-2012. Giovan Battista Piranesi nel 1741 darà alle stampe Guida di Roma, dove si trovano le prime fra le sue celebri incisioni delle “parlanti ruine”. Piranesi rimase affascinato per tutta la sua vita dalla manifestazione della civiltà romana impressa nelle pietre delle rovine disseminate lungo la capitale.
Maurizio Carraresi va ai piedi delle Apuane, dove i romani ricavavano il marmo per erigere i loro palazzi e templi. S’inoltra fra le strade di Pietrasanta, cittadina che porta nel suo nome la sua vocazione. Scruta i vicoli, abbandona il centro spingendosi fuori fino a incontrare vecchi magazzini di marmisti ormai abbandonati e fatiscenti. Entra in uno di questi e rimane affascinato da quanto trova. Come per il Piranesi quello che ha davanti sembrano essere parlanti ruine. Non più la Roma Imperiale che si racconta nel disfacimento delle pietre e dell’architettura, non più quella civiltà ma quella a cui nei millenni gli è succeduta.
Gli scatti di Carraresi restituiscono una visione crepuscolare della civiltà moderna, italiana. Indagando il vecchio magazzino, quello che a un primo sguardo sembra essere un modo di fotografare che s’inserisce nella tradizione della fotografia archeologica industriale, a uno sguardo successivo, assume i toni di una indagine sul presente. Le fotografie di Carraresi raccolgono segni e simboli che hanno fatto parte della nostra civiltà: automobili, ingranaggi, pulegge, ferro, cemento e sempre presenti a collaborare al consumarsi delle cose appaiono le icone religiose, logore macerie nelle macerie. Carraresi esplora il luogo e la sua manifestazione sotto forma di rovina. Rovina della materia, rovina dello spirito, ma ancora in grado di restituirci un messaggio, un invito, da scovare fra assi franate, tubi arrugginiti, calcinacci e scarpe polverose.
Roberto Malfagia